Di seguito, riportiamo la lettera con la quale il 24 marzo 2011 abbiamo chiesto l'intervento della Segreteria Generale per l'emergenza clandestini venutasi a creare nella provincia di Catania all'ex centro CARA di Mineo:
    Si segnala a codesta Segreteria Generale, con preghiera di  intervenire con urgenza presso il competente Ufficio del Dipartimento, la grave  situazione venutasi a creare nella provincia di Catania a seguito  dell’emergenza immigrazione.
       La recente decisione da parte del Governo di aprire il CARA  di Mineo è stata oggetto anche da parte di questa segreteria provinciale di  polemiche.
La recente decisione da parte del Governo di aprire il CARA  di Mineo è stata oggetto anche da parte di questa segreteria provinciale di  polemiche. 
        Si ricorda la  manifestazione  pubblica in occasione della visita del Ministro Maroni in cui il SAP ha  palesato il proprio dissenso circa l’apertura del CARA in quanto lo ha ritenuto,  da subito, un onere insopportabile per questa provincia. 
      L’idea di “ospitare” nel calatino il più grande centro di  accoglienza d’Italia  per immigrati ha  fatto sorgere il giustificato dubbio che il Governo  volesse riversare il peso dell’emergenza sulla  Sicilia e nel caso di specie sulla provincia etnea. 
      Il Ministro, unitamente al Commissario Straordinario e tutti  gli altri attori responsabili dell’emergenza ebbero a tranquillizzare le parti  sociali e le popolazioni affermando che si sarebbe trattato di un centro della  solidarietà, che avrebbe accolto non più di 2.000 soggetti esclusivamente  richiedenti asilo politico. 
        E su queste premesse e con tante altre belle promesse è  stato aperto il centro di Mineo!
        È bastato un po’ di mare calmo, e come era facile prevedere,  tutto è saltato!
     Infatti ai circa 1000 richiedenti asilo attualmente ospiti,  se ne sono aggiunti oggi 500 e domani, verosimilmente, se ne aggiungeranno  almeno altri 500, peraltro tutti clandestini.
    Dunque da CARA, da centro della solidarietà, si è  trasformato, dopo poco la sua apertura in CIE. Ovviamente senza i dovuti  adeguamenti strutturali e logistici. Infatti il complesso adibito a centro è  strutturato in maniera tale da non poter evitare la commistione tra richiedenti  asilo politico, clandestini, gente di diversa etnia e religione.
      Giova segnalare che a tutt’oggi il centro non ha  collegamenti telefonici di rete fissa. 
      Il controllo relativo alle presenze degli immigrati avviene  in maniera manuale ad opera del personale della Croce Rossa e di conseguenza  diventa quasi impossibile avere l’esatta cognizione dei presenti. 
      Ma soprattutto esiste un problema legato alla sicurezza del  personale della Polizia di Stato che opera nel centro. 
    In questo momento si ha la presenza per quadrante di circa  15 uomini delle FF.OO. a fronte di 1500 – 2000 immigrati. Il rapporto è  assolutamente inaccettabile posto che, peraltro, il centro si trova a quasi 40  Km da Catania.Un eventuale (per niente improbabile) intervento di ausilio per  questioni di O.P. non potrà avvenire tempestivamente e con forze adeguate.
      Ad aggravare la complessa situazione legata all’ordine ed  alla sicurezza pubblica di questa provincia vi sono i recenti sbarchi avvenuti  nelle coste catanesi che hanno sottoposto il personale della Questura di  Catania ad estenuati turni di servizio.
      Occorre un importante rinforzo di uomini e mezzi  proporzionato alla grave situazione che si sta fronteggiando.  
Il  Segretario Provinciale
      Giuseppe  Coco